Tutti per uno, uno per tutti!
In questo articolo non voglio certo parlare di D’Artagnan e dei Tre Moschettieri, ma quale motto migliore poteva sintetizzare l’origine di questa particolare cantina vinicola? La Società Agricola Cooperativa del Barbaresco rinacque nel 1958 ( la prima nascita fu nel 1894 ) con l’obiettivo di valorizzare il Barbaresco e di vinificare solo ed esclusivamente uva Nebbiolo. Nel 1958 i membri della cooperativa erano 19 mentre oggi si contano 50 membri, 110 ettari vitati e circa 500.000 bottiglie prodotte. Altre informazioni riguardo alla cantina e alla sua storia me le lascio per le prossime degustazioni!
Il Nebbiolo dell’altra B
Il nebbiolo è un’uva nobile, forse la più nobile del panorama vinicolo italiano, ma è anche l’uva regina di due grandi vini, il Barbaresco, appunto, e il Barolo. Due grandissimi vini che partono da un’origine comune per poi dividersi prima ancor di arrivare al primo bivio.
Barolo è la zona più famosa tra le due ( noblesse oblige ) e anche quella più “sabauda”, visto che il Barolo da tempo immemore viene considerato come “il vino dei re”. Il Barbaresco, d’altro canto, è nato come figlio minore ma nei decenni ha guadagnato i galloni da ufficiale di cavalleria al punto da essersi conquistato, sul campo, il pass d’ingresso nel club di quelli che contano.
Barbaresco, perchè?
Si potrebbero passare ore a parlare di aspetti comuni o differenze nel dualismo Barolo/Barbaresco ma qui mi limito a capire cosa sia e come nasca il Barbaresco. Bene, abbiamo detto che si usa uva Nebbiolo e fin qua non ci sono dubbi! Ovviamente rispetto al Barolo è differente la zona di produzione, essendo quella di Barbaresco, appunto, ma anche di Neive e Treiso. Inoltre cambia anche il periodo di affinamento che nel caso del Barbaresco prevede un minino di 26 mesi di cui almeno 9 passati in legno. Per rispondere alla mia stessa domanda dico che si sceglie un Barbaresco perchè è un vino di carattere e personalità che non si deve più nascondere dietro il paravento di appellativo di “fratello minore” del Barolo: si è ritagliato il proprio spazio nel panorama vinicolo grazie a decenni di duro lavoro e vini di grande qualità.
E’ il vino d’ingresso dell’azienda, ma che bel vino!
Iniziamo dal colore che è figlio del “dio Nebbiolo” con il suo tipico aplomb piemontese che si ritrova nella leggera trama della carica cromatica: il rosso rubino è veramente bello oltre che elegante nonostante il vino non manchi di consistenza considerando il modo con cui riesce ad aggrapparsi alle pareti del bicchiere. Facciamo cosi: ci sta dicendo che è un tipo elegante ma che sa tirar fuori la decisione e la forza al momento giusto!
La propria natura non si può nascondere e anche al naso è coerente con sè stesso: è un vino compassato e discreto nel modo di porsi ma riesce a colpire nel segno grazie a questa fine eleganza che porta dritte al naso tutte le sue qualità. Si rimane subito colpiti dai vari sentori di evoluzione che solleticano le narici e si fanno avanti nel cammino di conquista dell’olfatto. E’ un’insieme ben legato di tostatura, balsamico, frutti sotto spirito, liquirizia, tabacco e cacao in polvere. Non c’è bisogno di richiamarlo all’ordine per l’invadenza olfattiva ma riesce comunque a farsi avanti in modo deciso e pienamente convinto nei propri mezzi grazie all’importante bagaglio di sensazioni che si porta appresso.
Il fruttato ci parla di mora, prugna e ciliegia marasca che sono già in fase avanzata di sotto spirito ma al tempo stesso legati ai sentori speziati che chiamano all’appello il pepe nero, i chiodi di garofano e un sottile accenno di zenzero. L’affinamento in botte è da apprezzare grazie al suo apporto discreto, che dà spessore e corpo senza cadere nella tentazione di essere strafottente.
Al palato dimostra di aver appena ricevuto il diploma di maturità, per cui è maturo ma non ancora pienamente formato: non è certo un difetto ma anzi dimostra che gli anni a venire potranno portare solo che ulteriori miglioramenti. Essendo giovane, però, si diverte a farci impressionare: appena entra in bocca si sente l’esplosione di frutti maturi e macerati così come tutto il carico di spezie e segni evolutivi. Il calore prende il sopravvento, non potrebbe essere altrimenti vista la struttura del vino, ma non a costo di sovrastare le altre caratteristiche.
Il tannino non mi delude perché fa il suo dovere, da tipo onesto e molto serio, come è tipico ritrovare nei vini di razza a base di Nebbiolo: entra in scena con la voglia di sorprendere poi si ridimensiona in una performance di rilievo ma sempre ammiccante verso l’equilibrio generale. Accarezza il palato in modo morbido e lascia spazio alla sapidità oltre che al ricordo di frutti maturi. In verità il vino al palato sfodera le stesse e belle sensazioni che ha già avuto modo di dimostrare al naso, per questo è un vino che merita di essere definito equilibrato e coerente in tutte le fasi della degustazione. Merita anche la menzione di campione di compostezza per come sa essere conciso ma al tempo stesso efficace nel farsi apprezzare nella sua integrità. Come conclude questo bel percorso? Chiude con una persistenza al palato lunga e varia che ci fa sentire per molti secondi non solo il tannino ma anche frutti, spezie e tutti quei segni di evoluzione da affinamento che hanno lasciato la loro impronta con discrezione e omogeneità.
Mi è venuta voglia di degustate uno dei loro Riserva: per cui alla prossima occasione, Barbaresco!
Per informazioni:
Produttori del Barbaresco – Barbaresco ( CN ) – www.produttoridelbarbaresco.com
Testo a cura di Morris Lazzoni
Foto a cura di Morris Lazzoni e Produttori del Barbaresco
VinoperPassione