Franciacorta, conferme e sorprese
In passato ho già avuto modo di stringere amicizia con qualcuno dei prodotti dell’azienda ma mai fino ad ora mi era capitata l’occasione di una degustazione fatta con calma per inserirla all’interno del blog. Chi mi segue o conosce sa che sono un grande appassionato delle bollicine franciacortine e i prodotti di Cavalleri non sfuggono di certo a questa preferenza
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Certo, nella bottiglia che ho degustato non vi è traccia del “mio amato” Pinot Nero ma tant’è che, quando un prodotto è ben fatto, passo volentieri sopra alle preferenze e mi lascio rapire dalle sensazioni giuste. L’azienda Cavalleri fonda le proprie origini in Franciacorta fin dal 1450, data dalla quale si ritrovano traccia di avi degli attuali discendenti, mentre “solo” dal 1968 è iniziato l’imbottigliamento delle cuvèe. Non mi dilungherò troppo sull’azienda e la sua storia: Giugno e il Festival Franciacorta sono vicini, chissà che non sia l’occasione per una visita in cantina.
Chardonnay: il principe delle uve bianche
Sull’etichetta campeggia la denominazione Blanc de Blancs, definizione usata per i prodotti con sole uve a bacca bianca. Nello specifico di Cavalleri, invece, la definizione diventa ancor più restrittiva considerando che la composizione prevede il 100% di Chardonnay. Quest’uva è una sorta di portabandiera dell’azienda che la usa per molte delle sue creazioni, dando un timbro ben definito alla varie tipologie di cuvèe.
Descrivo alcune particolarità del nostro Blanc de Blancs prima di passare al racconto della degustazione. Innanzitutto l‘uvaggio prevede un “corposo” aiuto dei vini di riserva, circa il 20%, come accade in prodotti di molte maison di champagne e per questo non si fregia della definizione di millesimato, nonostante il ricorso all’80% di uve dell’annata 2012. La seconda particolarità è la data della sboccatura o dégorgement, realizzati in 10 occasioni da Luglio 2015 a Luglio 2016. Quindi manca solo il dato relativo al periodo di affinamento sui lieviti: minimo 24 mesi per cui 6 mesi in più del minimo dettato dal disciplinare di produzione.
L’eleganza si ha dalla nascita
Lo Chardonnay è considerato “classe allo stato puro” nel vino e ciò è merito di decenni di vini bianchi, spumanti o champagne che hanno tenuto alta la bandiera dell’eleganza fatta vino in tutto il mondo. Nel nostro caso l’eleganza si è vestita, nel bicchiere, di un giallo dorato brillante e vivo che cattura lo sguardo con la sua tonalità, mentre come accessorio indossa catenelle di numerose bollicine fini che salgono verso l’alto con velocità compassata.
E’ veramente interessante anche la finezza con cui si presenta al naso che fa da comun denominatore al modo con cui tutti i vari sentori si fanno vivi e presenti. Sono molti e vari oltre ad avere una gran forza nella salita verso le narici. Come è piacevole riconoscere lieviti a non finire, brioche, agrumi con leggera punta di candito oltre che frutti come pera matura e quasi sciroppata, note tropicali di ananas e mango e poi un leggero tocco floreale, un accenno di tostato e frutta secca ma anche quel picco di mineralità che ha ricordi gessosi come si trovano nella “cugina Champagne”.
Se finora il Blanc de Blancs ha soddisfatto, scopro che ha lasciato il “bagaglio di magie” per la seconda parte, quella dell’assaggio. Adesso che la partita entra nel vivo cerca di dare il meglio di sè e mettere in gioco le proprie qualità, anche se aveva già colpito con la fase di riscaldamento. Le bollicine sono notevoli perchè fini, sottili, eleganti e creano una mousse spumosa e delicata che ben si integra nell’insieme. Scivola nel palato compatto, unito e deciso con una bella verticalità che lo fa subito apprezzare. E’ piacevole notare come tutte le sensazioni sentite con l’olfatto ritornino al palato più dirette, precise e ancora più potenti. Ritrovo tutto: agrumi, lieviti, frutti e poi noce moscata, lo stesso tocco di brioche e sapidità decisa. Il palato è invaso dalle sensazioni che partono già decise per poi aumentare verso un finale di grande persistenza. Inoltre non fa nulla per nascondere la freschezza che riesce a invadere tutta la bocca, oltre a quel taglio minerale che dà continuità alla salivazione per molti secondi. Non ha difetti ma anzi si fa apprezzare per l’equilibrio e la compostezza che si lasciano andare solo nei confronti della tendenza amaricante che appare nel finale, unita ad un ritorno del tono candito degli agrumi. E’ vero che è mancato il mio preferito Pinot Noir, ma anche l’elegante Chardonnay sà fare il suo compito molto bene direi!
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Per informazioni: Azienda Agricola Cavalleri – Erbusco ( BS ) – www.cavalleri.it
Testo a cura di Morris Lazzoni
Foto a cura di Morris Lazzoni e Azienda Agricola Cavalleri
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